Carmela Montella Operatrice culturale, webmaster,fotoreporter..e chissà un giorno, forse, anche archeologa :))
sabato 2 aprile 2011
Le Oinochòai
L'Oinochòe dal greco òinos=vino, chèo=verso; serviva per attingere e versare il vino dai Crateri alle coppe usanza abbastanza diffusa nei Simposi.
E' una brocca equivalente alla nostre, in genere con bocca trilobata, corpo espanso, piede piccolo e dotata di un'unica ansa verticale. ebbe diverse varianti.
Fa parte della ceramica greca creata già nel Protocorinzio X sec. a. C. e frequente nel Rodio e nel Corinzio rispettivamente IX E X sec. a. C.
Le oinochòai allungate con bocca rotonda vengono denominate spesso dagli archeologi "òlpai". Il termine òlpe, nell'antichità indicava indifferentemente la brocca o l'ampolla, a seconda dei diversi dialetti greci, gli archeologi invece, intendono ormai come òlpai, le caratteristiche brocche protocorinzie e corinzie con i loro derivati etruschi, ed alcuni tipi di brocche attiche arcaiche, tutte a bocca rotonda ed alquanto snelle.
Un tipo di oinochòe panciuta a bocca trilobata e piede basso, veniva chiamata "Chous" (pron. "hus") e usata il giorno dei Chòes, il secondo giorno delle Antesterie, grande festa ateniese di fine febbraio in onore di Diònisio.
I partecipanti si radunavano per una competizione in cui vinceva chi beveva una data quantità di vino più rapidamente degli altri, ciascuno dal suo Chous.
I bambini avevano un ruolo notevole nel secondo giorno delle Antesterie: tutti quelli che avevano più di tre anni venivano coronati con ghirlande di fiori e ricevevano in dono dai genitori dei Chòes in miniatura.
Un tipico esemplare si conserva al Museo di Bologna su cui è ritratto Dionisio fanciullo che impugna una brocca di foggia simile alla chous e un grappolo d'uva.
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